Questione rifiuti
Equa e giusta imposizione di alcune tasse ed imposte comunali
Mi riferisco all’imposta comunale “regina” delle lamentele soprattutto degli imprenditori incisi dalla stessa: la attuale TARI, prima denominata anche TARSU e via dicendo. Come viene tassato l’imprenditore? Sostanzialmente in funzione della tipologia di attività e degli spazi destinati e/o utilizzati per la stessa, con alcuni accorgimenti volti a temperarne il prelievo nel caso di alcune attività che smaltiscono alcune tipologie di rifiuto a mezzo di aziende specializzate e poi su tali parametri viene applicata la tariffa al mq. Ciò vuol dire che ad esempio due attività identiche come il bar, quindi che producono lo stesso tipo di rifiuti, simili nella dimensione del locale dove si svolge l’attività (ad es. di circa 70 mq) pagano lo stesso importo di TARI, anche se uno produce un fatturato di circa 80.000 Euro l’anno, mentre l’altro ha un fatturato di circa 200.000. Una tale uguale tassazione, a mio modesto parere, viola il principio costituzionale in base al <<tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva>>.
Manca, nel comune di Napoli, il sistema che, pur previsto dalla Legge nazionale di riferimento, DPR 158/99 e ss.mm.ii., fonda su sistemi di misurazione delle quantità la tassazione dei rifiuti, a vantaggio di un sistema più semplice per una P.A. inefficiente da sempre, che opta per i semplicismi dei valori presuntivi di consumo fondati appunto su tipologia di attività e superficie utilizzata, perpetuando una iniqua tassazione in danno di molti imprenditori. L’art. 6 del citato Decreto, recante disposizioni per il <<calcolo della tariffa per le utenze non domestiche>>, al co. 2 testualmente recita: <<… per l’attribuzione della parte variabile della tariffa gli enti locali organizzano e strutturano sistemi di misurazione delle quantità di rifiuti effettivamente conferiti dalle singole utenze. Gli enti locali non ancora organizzati applicano un sistema presuntivo, prendendo a riferimento per singola tipologia di attività la produzione annua per mq ritenuta congrua nell’ambito degli intervalli indicati nel punto 4.4 dell’allegato 1>>.
Oltre venti anni sono passati dal Decreto n. 158 ma da Bassolino a De Magistris nulla è cambiato per i poveri imprenditori Napoletani per i quali l’equità erariale evidentemente non è un diritto.
L’impegno sarà quello di diventare la goccia che scava la roccia affinché si rimuovano le incrostazioni politiche e burocratiche che per troppo tempo hanno ostacolato l’applicazione di un elementare principio costituzionale in danno degli imprenditori.