Questione banche
Maggiore trasparenza e correttezza del sistema bancario verso famiglie ed imprese.
La politica territoriale non ha i poteri istituzionali per cambiare le regole nazionali o quelle europee in materia finanziaria e creditizia, ma i comportamenti preclusivi ed arbitrari, oltre il dovuto ed oltre le norme, delle istituzioni bancarie verso l’accesso al credito di famiglie ed imprese, costringono questi ultimi a ricorre agli usurai. Allora, se le banche diventano corresponsabili di un emergenza sociale, territoriale e non solo, quale è l’usura e di qui il rafforzamento della delinquenza organizzata locale, i rappresentanti politici e le istituzioni territoriali devono, e devono, compulsare, denunciare e farsi “cassa di risonanza” verso il governo ed i rappresentanti politici nazionali di quest’emergenza che molte volte viene dimenticata da chi si chiude nei palazzi e non cammina più sui marciapiedi, ed intervenire preventivamente ed incisivamente nelle azioni, nelle condotte e nei comportamenti delle banche verso le famiglie e le imprese che necessitano di risorse finanziarie. Oggi associazioni antiusura patrocinate anche ed enti territoriali intervengono ad aiutare le vittime dell’usura, quindi a problema già incancrenito, bisogna intervenire prima, quindi consentire alle persone, alle famiglie ed agli imprenditori in temporanea difficoltà, ma onesti, di accedere a forme di credito legale, quindi attraverso le banche. Una sola volta nella mia vita mi sono vergognato di essere Italiano: quando durante i momenti più drammatici della pandemia, il capo del governo della mio paese ha chiesto “da suddito”, “da sottomesso”, alle banche “sovrane”, di fare <<un atto d’amore>> verso le imprese e verso l’Italia, aprendosi un poco in più nella concessione dei prestiti (in questo caso garantiti al 100% dallo Stato). Mi sono vergognato di essere italiano, e mio malgrado, rappresentato da un presidente del consiglio che si inginocchia al potere delle banche, la sensazione di essere governato da chi fa il forte con i deboli ed il debole con i forti, di chi ha la schiena curva verso i forti e diritta verso i deboli è una sensazione non solo di delusione, ma di profonda amarezza.
L’impegno delle istituzioni locali per arginare il fenomeno dell’usura e quindi il dilagare della delinquenza organizzata territoriale, deve essere quello preventivo di compulsare il governo centrale, il legislatore è quindi anche i parlamentari di riferimento territoriale, affinché le Leggi in materia finanziaria e soprattutto quelle che regolano i rapporti contrattuali tra banche ed utenti, vengano non solo modificate verso una maggiore parità ed uguaglianza contrattuale, ma sarebbe il caso di dire verso una maggiore tutela della dignità umana e imprenditoriale dei piccoli contraenti nei rapporti con le stesse. Ma soprattutto verso una metallica, chiara, concreta e semplice applicazione delle norme sulla trasparenza bancaria che ad oggi esiste solo sulla carta, in quanto applicata in modo molto discutibile dalle stesse banche.
Voglio solo rendermi portavoce delle vessazioni e prevaricazioni che un piccolo imprenditore, o peggio ancora un padre di famiglia, subisce quando chiede un finanziamento in banca. Nel corso della mia attività ho visto e sentito di tutto da parte dei miei clienti: conti correnti chiusi arbitrariamente dalle banche solo perché di una società in accomandita semplice, il socio accomandante, e ripeto il socio accomandante aveva avuto problemi di protesto (anche se una sola volta nella vita) o similari. Banche che hanno rifiutato l’apertura del conto corrente a società a responsabilità limitata, le quali, per legge, dopo la costituzione presso il notaio, hanno l’obbligo gli versare gli assegni circolari rappresentanti il 25% del capitale sociale sul c/c intestato alla neo costituita società. Ebbene, il rifiuto ad aprire il conto corrente ad una società nata 5-6 giorni prima e quindi che per avviare l’attività ha necessità di aprire un conto corrente su cui versare il capitale sociale necessario ad esempio, per fittare il locale dove quindi avviare l’attività, è stato: la società è inattiva e quindi non si può aprire il c/c (SIC!!!). Ed ancora, clienti che avevano avuto problemi di protesto di un solo assegno, oltretutto di piccolo importo (meno di 1.000 euro) e comunque risalente nel tempo anche di 5-6 anni prima, a cui è stato negato di aprire un conto corrente per la ditta o la società che avevano avviato, per poter onestamente vivere del proprio lavoro, e non parliamo di chi in passato è incappato in un fallimento, ebbene, per le banche, questo povero sciagurato imprenditore, verrà bandito a vita come un appestato del medioevo. Anche se il “famoso” registro dei falliti è stato abrogato da oltre un decennio. Il paradosso è che l’Italia è lo Stato garantista per antonomasia verso chi è assoggettato a procedure penali e quand’anche un condannato paga la sua pena, ritorna un uomo libero; ebbene per il sistema bancario, un fallito, ricordo che non si fallisce solo per dolo, si porterà questa macchia dietro per tutta la vita venendo bandito dalle banche. Mi chiedo, come può allora una persona restare nella legalità se non può legittimamente provvedere al suo futuro con un onesto lavoro? Ma vi è di più, durante la pandemia, quando il sig. Conte, baldanzoso come Don Chisciotte ed il suo fido scudiero Sancho Panza, interpretato dall’allora ministro Gualtieri, annunciarono che lo Stato avrebbe fornito la garanzia sul 100% dei microprestiti, fino ad Euro 25.000 (poi portati a 30.000), effettuati dalle banche, ai piccoli imprenditori danneggiati a seguito delle misure restrittive dovute alla pandemia, e soprattutto che le banche sulla sola presentazione di un modello di autocertificazione (c.d. mod. 4 bis) ed al massimo allegando l’ultima dichiarazione presentata o dell’ultimo bilancio depositato presso la CCIAA avrebbero erogato entro pochi giorni le risorse necessarie a ciascun imprenditore richiedente, ebbene, tale conferenza stampa credo che sia stata la più istituzionale e grande presa in giro degli italiani, da parte di chi, benché istituzionalmente autorevole, ha poi dimostrato di essere “un invertebrato” verso lo strapotere delle banche, quest’ultimo anche più forte dello Stato. Mi chiedo, incapacità professionale/politica di invertebrati incapaci che ci hanno governato o strapotere delle banche che possono premettersi di disattendere le Leggi dello Stato e ridurre i rappresentanti delle istituzioni centrali a meri vassalli che devono chiedere loro un “atto d’amore” per la sopravvivenza di famiglie ed imprese?
I rappresentanti politici locali di una “piccola” comunità territoriale come quella Napoletana, ma non solo, afflitta da una piaga sociale come quella dell’usura, hanno il dovere di farsi “cassa di risonanza”, “faro di verità”, ed “evidenza pubblica” su un problema grave che esiste, e portare all’attenzione dei rappresentanti Nazionali e dei poteri centrali governativi, le patologiche distorsioni nel funzionamento del sistema finanziario perpetuate dalle banche, che di riflesso, specularmente, alimentano e rafforzano la delinquenza organizzata, inducendo di fatto famiglie ed imprenditori a ricorre all’usura.
Se un tale comportamento preclusivo siano le regole interne di ciascun istituto di credito o, peggio ancora, l’arbitrario comportamento di impiegati poco inclini all’assunzione di ipotetiche responsabilità, moderni Don Abbondio di Manzoniana memoria, a mente della quale filosofia di vita, meglio il <<…non sa da fare>>, non è chiaro e dato sapere. Sta di fatto che, per quanto mi consta di aver appreso nel mio lavoro, queste risposte discutibili e indirettamente preclusive di un diritto Costituzionalmente tutelato, la libertà di iniziativa economica, che le banche, per il tramite dei loro impiegati, forniscono ai malcapitati di turno, non sono mai per iscritto, ma solo (e solo) meschinamente comunicate verbalmente, ed ove mai lo abbiano fatto per iscritto, è stato fatto solo ed esclusivamente in via del tutto generica ed astratta, o nascondendosi dietro poco chiare e altrettanto poco pubbliche regole di “policy aziandale”. Ma mai, e dico mai, hanno messo per iscritto le motivazioni “vere” della preclusioni poste ai mal capitati di turno.
Cercherò di portare, all’attenzione di chi può intervenire con modifiche normative, la testimonianza provata di abuso del diritto e prevaricazione dei diritti della controparte perpetuate dalle banche, il cui comportamento arbitrario e preclusivo, per quanto illegittimo, induce famiglie ed imprese al ricorso agli usurai.
Fornitemi, con prove documentate, la vostra esperienza negativa, imputabile all’arroganza prevaricatrice del sistema bancario e percorrerò tutte le strade possibili e non solo, per portarle all’attenzione e sensibilizzare chi deve rappresentare il popolo sovrano e tutelarlo nel proprio legittimo diritto di iniziativa economica.